Il tema del bonus pensione che spetta a milioni di over 65 ma rimane incassato rappresenta un problema reale e spesso ignorato. Molti pensionati non sanno che esiste una somma mensile aggiuntiva che potrebbe migliorare significativamente le loro finanze, semplicemente perché non la conoscono o perché non hanno mai fatto richiesta formale all’INPS. Il risultato è che ogni mese rinunciano a decine, a volte centinaia di euro che per legge gli spetterebbero, trasformando questa ignoranza in una perdita economica concreta e duratura.
Il “bonus pensione dimenticata”: di cosa stiamo parlando davvero?
Quando si parla di bonus pensione dimenticato, ci si riferisce a integrazioni, maggiorazioni e incrementi che lo Stato mette a disposizione dei pensionati che non raggiungono un livello minimo di reddito. Queste somme si aggiungono all’importo ordinario della pensione mensile e comprendono la maggiorazione sociale, l’integrazione fino alla pensione minima, l’incremento al milione e la quattordicesima erogata una volta l’anno. Spesso questi bonus non arrivano in automatico sul conto corrente: il pensionato deve farsi carico di richiedere esplicitamente l’accertamento dei suoi diritti, aggiornando la dichiarazione dei redditi e fornendo una situazione reddituale completa all’INPS. L’ostacolo maggiore rimane culturale: molti credono che tutto ciò che spetta arrivi senza alcuna iniziativa personale, mentre in realtà il sistema richiede una partecipazione attiva. Il target principale sono i pensionati over 65 con redditi bassi, chi vive con una pensione minima, chi ha perso il coniuge e riceve una pensione di reversibilità ridotta, chi ha una carriera lavorativa discontinua. La domanda cruciale per ogni lettore è: “Io ne ho diritto?” La risposta richiede tempo per verificare i propri requisiti, ma il beneficio economico che ne deriva rende lo sforzo ampiamente giustificato.
Chi ha diritto al bonus: i requisiti nascosti che fanno la differenza
Per accedere a questi bonus pensione, è necessario innanzitutto raggiungere un’età minima di 65 anni, anche se alcune misure richiedono 67 anni. Il requisito anagrafico è il primo step, ma il più decisivo è il limite reddituale: sia il reddito personale che quello della famiglia devono stare sotto una soglia stabilita ogni anno dal Governo. Questi limiti cambiano annualmente e vengono allineati all’inflazione, quindi richiedono una verifica costante. Accanto al reddito personale e coniugale, l’INPS esamina anche il patrimonio mobiliare e immobiliare, anche se con regole specifiche. È importante sapere che certe prestazioni assistenziali non si contano come reddito: per esempio, l’assegno di invalidità, le prestazioni per i minori e altri benefici sociali restano esclusi dal calcolo. Il requisito contributivo varia a seconda del tipo di bonus: chi ha una pensione di vecchiaia completa ha accesso a tutte le misure, mentre per le pensioni di reversibilità o per chi riceve l’assegno sociale le regole possono differire leggermente. Le categorie più frequenti che rientrano nei requisiti sono i titolari di pensione minima (la maggioranza dei pensionati nel Mezzogiorno), le vedove o i vedovi con pensioni basse, gli ex lavoratori autonomi con carriere brevi, e coloro che hanno avuto lunghi periodi di disoccupazione. Una volta stabilito se rientri nei requisiti, la domanda che sorge spontanea è: quanto realmente potrai ricevere ogni mese?
Quanto vale il bonus: cifre, simulazioni e come farsi un’idea dell’importo
L’importo mensile del bonus varia in modo sensibile da persona a persona, ma il range indicativo si muove da poche decine di euro fino a oltre 100 euro al mese, a seconda della misura specifica e della situazione reddituale. Se una pensione è di 550 euro al mese e la pensione minima garantita è di 600 euro, il bonus coprirà il divario con una integrazione di 50 euro mensili. Se il reddito è ancora più basso, potrebbe scattare anche la maggiorazione sociale, che aggiunge un ulteriore importo. Un esempio concreto: un pensionato solo con 500 euro di pensione potrebbe ricevere un’integrazione fino a 600 euro più una maggiorazione sociale che porta il totale a 650-700 euro, guadagnando così 150-200 euro rispetto a quello che incassa oggi. La quatordicesima, erogata a luglio, rappresenta un’aggiunta ulteriore, calcolata come un tredicesimo-quattordicesimo sullo stipendio annuale: per chi ha una pensione minima, può significare altri 80-120 euro una volta l’anno. Per una coppia con due pensioni basse, il calcolo tiene conto del reddito familiare complessivo, e il bonus complessivo può facilmente superare i 200 euro al mese tra le due pensioni. Il modo più sicuro per avere un’idea precisa è utilizzare il simulatore INPS, disponibile sul sito ufficiale, oppure recarsi presso un patronato affiliato a un sindacato che offre consulenza gratuita. Sapere quale importo potrebbe spettare è motivante, ma fino a che non si compila e si invia la domanda, rimarrà solo una cifra sulla carta.
Come richiedere il bonus: la procedura passo passo
La procedura per richieste il bonus è più semplice di quanto molti pensionati credano. Il primo passo è verificare il cedolino della pensione attuale e accedere al portale INPS per consultare il proprio fascicolo previdenziale: spesso i bonus sono già visibili lì, ma non sempre attivati completamente. La domanda vera e propria può essere presentata in tre modi: online tramite il portale INPS accedendo con SPID di livello 2, carta d’identità elettronica (CIE) o CNS, recandosi presso un CAF o un patronato (servizio gratuito), o telefonando al Contact Center INPS. La strada del CAF è spesso la più sicura per chi ha poca familiarità con la tecnologia, poiché l’operatore verifica direttamente i dati e compila la domanda in modo corretto. I documenti necessari sono: documento d’identità valido, codice fiscale, l’ultimo CUD o certificazione unica dei redditi, stato di famiglia aggiornato, e in alcuni casi copia dell’ultimo modello 730 o dichiarazione dei redditi. I tempi medi di risposta dell’INPS sono di 30-60 giorni, e il bonus inizia a essere erogato dal primo mese successivo all’accettazione, talvolta con un arretrato relativo ai mesi precedenti dell’anno in corso. Nel seguire questa procedura, però, rimane il rischio di commettere errori che bloccano o riducono l’importo del bonus.
Errori frequenti e perché tanti over 65 restano senza ciò che spetta loro
L’errore più comune è non aggiornare i propri redditi all’INPS quando la situazione cambia: se un anno ricevi una vincita, una eredità, o la situazione reddituale varia per qualsiasi ragione, l’INPS deve saperlo tempestivamente per ricalcolare i bonus. Molti pensionati confondono il reddito personale con quello familiare e credono di non avere diritto perché contano in modo sbagliato i guadagni del coniuge. Un altro errore ricorrente è aspettare passivamente che il bonus arrivi in automatico: il sistema non funziona così, e l’INPS non accredita somme che non sono state esplicitamente richieste e verificate. Alcuni pensionati rinunciano direttamente per paura della burocrazia o perché mancano di competenze digitali, preferendo il “mi arrangio così” alla sicurezza di quello che spetta. La soluzione esiste: figli, nipoti, o le stesse associazioni per anziani e gli sportelli di assistenza previdenziale comunale possono aiutare senza difficoltà a fare domanda. Non affrontare questa pratica per pigrizia o mancanza di fiducia nelle istituzioni significa perdere somme significative nel corso dell’anno.
Domande rapide sul bonus pensione “dimenticato” (FAQ essenziali)
Il bonus mi arriva in automatico o devo fare domanda? No, devi presentare esplicitamente richiesta all’INPS per verificare i tuoi diritti; nulla arriva senza iniziativa. Se il mio reddito cambia, perdo il bonus? Dipende dalla variazione e dal nuovo importo; se scendi sotto i limiti continui ad avere diritto, se sali potrebbe diminuire o cessare. Posso ottenere arretrati se non l’ho mai chiesto? Sì, l’INPS eroga spesso arretrati a partire dall’inizio dell’anno in cui soddisfi i requisiti. Posso avere il bonus anche se ho una pensione estera? Le regole dipendono dal Paese in cui è maturata la pensione; è necessario verificare caso per caso. Il bonus è tassato o influisce sull’ISEE? La maggior parte dei bonus pensione non sono imponibili dal punto di vista fiscale e generalmente non contano per l’ISEE, ma è bene verificare nella propria situazione specifica.
Cosa fare oggi: mini-checklist per non lasciare indietro la tua pensione
Ecco gli step concreti per verificare se il bonus ti spetta davvero. Controlla l’importo della tua pensione e raccogli i cedolini degli ultimi sei mesi; noterai subito se c’è integrazione o no. Verifica i requisiti aggiornati all’anno in corso (età, redditi, contributi) consultando il sito INPS o chiedendo a un patronato. Accedi al portale INPS con SPID o recati presso un CAF per verificare il tuo fascicolo previdenziale e avere una panoramica completa. Chiedi esplicitamente la verifica di maggiorazioni sociali, integrazioni fino alla pensione minima, incremento al milione e diritto alla quattordicesima. Annota la data della richiesta e i riferimenti della pratica, così potrai monitorare lo stato e rivendicare eventuali arretrati se necessario. Conoscere i propri diritti previdenziali non è un lusso, ma un atto di consapevolezza che trasforma la vecchiaia in una fase della vita affrontata con dignità e serenità economica.




