Allegoria e prospettiva: dal film al gioiello

La saga de il Pianeta delle scimmie è tratta dall’omonimo romanzo pubblicato nel 1963 e firmato dallo scrittore francese Pierre Boulle.

Il romanzo di fantascienza racconta di un futuro distopico scoperto da una coppia di turisti spaziali grazie al ritrovamento di un manoscritto firmato da Ulisse Mérou, giornalista che nell’anno 2500 s’imbarca in un’avventura spaziale insieme a un celebre scienziato, il professor Antelle. Dopo un lungo viaggio, i due atterrano sul pianeta Soror, in cui i ruoli fra esseri umani e animali sono ribaltati: le scimmie dominano il pianeta e gli umani vengono tenuti in gabbia, ridotti in schiavitù, e usati come cavie per spaventosi esperimenti.

“Avevo visto il film, Apes Revolution”, racconta Giovanni. “Mi aveva colpito il villaggio delle scimmie. A metà tra un pueblo navajo, un presepe napoletano ed i Sassi di Matera. Si poteva trasformare in una collana? Ho fatto il disegno. Ho escluso di modellarlo con una stampante 3D, primo perché io i gioielli li faccio tutti a mano e secondo perché l’effetto non funzionava. Bene, cerco il modellista giusto. Ne parlo con Paolo Compagnoni che, guarda caso, più o meno cinquant’anni fa (nel 1972) era stato tra i fondatori della società che poi avrei rilevato io. Lui per il modellato è il massimo. Ha fatto, in cera, tutta una struttura di capanne, passaggi, ponteggi, scale e passerelle, ma scimmie nulla. Le scimmie le ho fatte fare a Erika, che in questa materia è insuperabile. Erika Corsi, le scimmie non poteva farle che lei.

Ma una collana deve anche “funzionare”, deve snodare bene, essere perfettamente indossabile. E qui è intervenuto Mirio, trent’anni di esperienza al banco. Mago delle chiusure, dei moschettoni e di tutte le complicazioni che si incontrano per fare un gioiello che sia un gioiello e non una banana. Altri contributi indispensabili: Claudio Arati sopra tutti, il mio socio storico, con oltre cinquant’anni di esperienza sulle spalle, uno che come dicono ad Arezzo: “Sa fare gli occhi ai topi”.

Ed ancora chi ha contribuito alla fusione, che non è mai uno scherzo. E alla lucidatura e via dicendo. Potrei raccontare una storia per ogni collana. Io non sono un artista. E neanche uno stilista. E neanche un grande creativo, che la parola non mi è mai piaciuta. Ma le persone che sanno lavorare le riconosco”.